Da bambino la nonna mi raccontava spesso la storia del Buffardello, un ometto alto più o meno mezzo metro, vestito di rosso, con un buffo cappello e le scarpe a punta, che si divertiva a fare scherzi e dispetti in giro per la Garfagnana.
Diceva che si nascondesse nell’oscurità dei boschi e corresse veloce tra le ombre per non farsi vedere.
Si divertiva con i contadini, soffiando a pieni polmoni tra i covoni di fieno o tra le foglie appena ammucchiate, rovinando così tutto il loro lavoro.
Si intrufolava nelle stalle spaventando gli animali; intrecciava le code alle vacche e i crini ai cavalli, oppure toglieva loro il cibo.
Entrava anche nelle case approfittando della notte, spostava o nascondeva gli oggetti, tirava le coperte e i piedi a chi dormiva, oppure si sedeva sopra il loro petto fin quasi a soffocarli.
Se le donne lasciavano il bucato steso dopo il tramonto si divertiva a rubare gli indumenti o a “maldocchiare” quelli dei neonati.
La tradizione vuole che gli abitanti, a loro volta, escogitassero stratagemmi di vario tipo per tenerlo lontano.
Tanti sono i dispetti, ma a parte la testimonianza di uno o due anziani, nessuno l’ha mai visto!
Io fin da bambino ho sempre avvertito la sua presenza.
Spinto dalla curiosità ho seguito le sue tracce, armato di macchina fotografica per portare delle prove della sua esistenza.
L’avevo nel mirino, ma e’ sfuggito anche stavolta…