“Io è un altro” è una serie di 10 immagini selezionate da una raccolta più ampia di scatti realizzati durante il lockdown, ma che non parlano di pandemia, anche se sicuramente lo stato d’animo e il tempo a disposizione mi hanno aiutato a lavorare su me stesso e mi hanno spinto a sperimentare per la prima volta l’autoritratto e il fotografare il quotidiano in maniera più consapevole. In passato avevo tentato solo una volta di fotografarmi, ma mi prendevo gioco di me e, di conseguenza, anche di chi avrebbe visto le foto. Erano per lo più smorfie, una sorta di maschera, come se avessi avuto timore di conoscermi o farmi conoscere dagli altri. Era un territorio che rifuggivo. Un tabù. In questa occasione invece penso di essermi esposto, messo a nudo, e sebbene all’inizio mi sembrava di recitare, in realtà è stato tutto spontaneo, fin dai primi scatti ne ho sentito l’esigenza. Forse stavo prendendo coscienza di me, o volevo che questo avvenisse. Forse mi stavo chiedendo chi sono, o meglio chi è questo? Chi sarà? Non so. Mi guardavo dall’interno e dall’esterno e nell’esterno mi rispecchiavo. Seguivo i miei sentimenti che mi guidavano negli scatti: paura, incertezza, amore, passione, cambiamento, desiderio, costrizione. All’interno del lavoro sono presenti delle polaroid. Mi capita di usarle in quei momenti che ritengo speciali, anche se semplici, di quotidianità. Quando le ho scattate non pensavo che avrebbero fatto parte di un lavoro, poi in realtà ho ritrovato delle forti assonanze di sentimento, di forme, di colori con le altre. Ed in effetti tutto usciva dal medesimo stato d’animo. Era come guardare la parte di me che è fuori di me. Quando mi è stato suggerito il titolo, una citazione di Rimbaud “Io è un altro”, non ho potuto non sentirlo vicino a questo lavoro. Non solo centrava perfettamente quello che cercavo, ma raccoglieva anche i tanti spunti di riflessione che ho ricevuto da chi ha visto la sequenza, se pur con sfumature diverse. Chi sono quando nessuno mi vede? Ho voglia di esistere anche per me stesso.